Si prova un certo narcisistico lieve piacere, di cui ci si vergogna, ovviamente, nel leggere che quello che veniva scritto a marzo in questa rubrica è oggi ampiamente condiviso e che gli studenti si sono accorti della deprivazione culturale e affettiva cui sono condannati dalla DaD, protestando con i banchi fuori dalla scuola. Le reazioni a tali proteste hanno dell’incredibile: dovrebbero starsene in silenzio e non disturbare i manovratori adulti che hanno devastato il pianeta causando probabilmente la pandemia, reintrodotto la schiavitù con la globalizzazione incontrollata e mai neanche debolmente gestita, avallato e finanziato una pixelcrazia che riserverà loro un futuro da lavoratori da casa senza diritti, tenute aperte le profumerie e chiusi cinema, musei, teatri e scuole superiori, nonché la seconda e la terza media senza preoccuparsi di potenziare i trasporti pubblici, incrementando corse e assumendo più autisti, nonostante i finanziamenti inviati a tutte le regioni all’uopo. Non paghi, hanno distribuito mascherine chirurgiche nel numero di una a studente senza considerare che mangiandoci e bevendoci sopra e poi riponendole sul viso, esse perdevano il loro valore protettivo. È evidente che occorreva distribuirne almeno due. In questo modo si sono ammalati sia gli studenti, sia i docenti, vittime della disorganizzazione generale. Inoltre i soliti studenti poveri, di cui non si vuol sentir parlare, adesso, oltre a essere senza dispositivi, sono pure senza mascherina. Nell’irresponsabile atteggiamento di chi è federalista in tempi di vacche grasse e centralista quando le cose vanno male, gli adulti seri appaiono essere le ragazzine torinesi che al freddo si siedono sui gradini della scuola, rispetto a chi dice che i dispositivi di protezione individuale se li devono comprare i medici generalisti e non glieli devono fornire le regioni, in presenza di più di 180 morti tra i medici di famiglia.
Viene in mente la celebre frase di Orwell “Se libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuole sentire” ma, purtroppo, anche quella di Schiller: “Contro la stupidità anche gli dei sono impotenti”.