Forse ai vertici dei ministeri di Istruzione e Salute, nonché all’ISS hanno visto troppi film hollywoodiani sulla famiglia o la generazione di Happy Days ne è stata influenzata in modo parossistico. Questa è ovviamente l’ipotesi più benevola. Ma quali famiglie hanno in mente quando pensano alla misurazione della febbre, quelle rappresentate nelle pubblicità? Hanno mai letto qualcosa sugli adolescenti? Già oppositivi di per sé, si lasceranno misurare la temperatura docilmente e staranno a casa? Ma dove sono questi genitori modello che spesso non hanno neanche un progetto di accudimento sui figli, per non parlare di quello educativo? Mai sentito parlare di famiglie disgregate e disfunzionali? Per non parlare di quelle che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. E i genitori che fanno i turni, si alzeranno per misurare la temperatura ai figli adolescenti che neanche li lasciano avvicinare alla porta della loro camera, per non parlare dei telefoni cellulari? A quali studenti pensano all’ISS? E quali scuole frequentano in genere questi studenti? Purtroppo, molto spesso, non i licei del centro, ma i professionali o i tecnici che diventeranno scuole con frequenza a singhiozzo. Per riprendere la metafora nautica usata da chi rappresenta il Ministero dell’Istruzione, prediletta da un avversario del suo schieramento in passato, questa rubrica non rema contro, ma immodestamente fa il gabbiere e quindi vede dal pennone dell’albero la riva, anche se qui si tratta di deriva scolastica che si approssima senza un presidio medico in ogni scuola. Ciò risolverebbe almeno in parte il problema della limitazione del contagio e molti altri legati alla prevenzione e alla medicina dell’adolescenza, di cui nessuno si preoccupa, con esiti infausti. Ormai non è più un problema finanziario, ma di scelta politica. Per restare poi nell’ambito dei trasporti, senza aumentare il numero di autobus dedicati al trasporto degli studenti, ogni sforzo sarà vano, ma per capire questo basta un mozzo.

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