Nelle prime due ore siamo flippati, dalla terza alla quarta c’è il CLIL (Competenze Limitate in Insegnanti Liberi di improvvisare) dopo l’intervallo viene il peer teaching, ossia noi cerchiamo di insegnare ciò che non sappiamo ai nostri compagni.
Per fare tutto ciò non servono i libri, ma lo smartphone che siamo incoraggiati a usare anche dal nostro ministero. Certo lo zaino non è più così pesante e noi meno pensanti. Peccato che la connessione non sia gratuita, di gratuita c’è solo la nostra forza-lavoro nella ASL (Altrimenti Sfruttati Liberisticamente). Ma che cosa vuol dire già forza-lavoro? L’ho sentito dire una volta dal prof di filosofia, un poveretto che fa ancora lezione frontale e legge libri cartacei: non ha neanche lo smartphone o un kindle, lo sfigato, anzi il loser: parlare italiano è una sbatta da lecchini! Ma come parli? dice mia nonna, che, appunto, è mia nonna e non capisce come faccio ad avere buoni voti senza studiare. Ma nonna, studiare è da sovversivi: io sono filogovernativo e ho impostato la mia vita da studente, modificando una frase di Calvino ne La giornata di uno scrutatore, quando ancora leggevo ed ero antisistema: “Contano due principi: non farsi troppe illusioni e smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire”.