“Nominare male le cose, è partecipare all’infelicità del mondo”, ha scritto Camus; “Un popolo comincia a corrompersi quando si corrompe la sua grammatica e la sua lingua” ha scritto Octavio Paz. Unendo le due citazioni si può affermare che la società attuale a qualsiasi latitudine è corrotta e infelice. Durante l’estate si sono avuti esempi di quanto siamo corrotti e di quanto l’inglese renda infelici. Qualsiasi profugo siriano o qualsiasi greco rovinato dalla crisi e dalla UE parla questa lingua meglio del giornalista italiano che lo intervista, per tacere degli svarioni rilevati sugli sciagurati cartelli affissi e inflitti ai turisti a proposito di chiusure improvvise di musei, come “we are apologize” o avvisi in cui all’orario seguiva p.m al posto di a.m. Ma nominare male le cose e chiamare sciopero un’assemblea preannunciata e autorizzata da giorni significa manipolare l’informazione a bella posta, distinguere tra la fame da guerra e la fame da povertà, inventando il neologismo “migrante economico” è persino peggio. Il lessico dell’italiese eufemistico si è poi arricchito del termine hotspot, aree di “accoglienza” per registrare e prendere le impronte digitali agli immigrati e distinguere appunto tra fame da povertà e fame da guerra. A me questo termine fa venire in mente la metafora hot seat, ossia graticola o sedia elettrica.
Per fortuna ogni tanto si ride pure con l’inglese: la triste vicenda dell’invenzione di un ragazzino statunitense di religione musulmana, il cui orologio è stato scambiato dagli insegnanti per una bomba, ha indotto Obama a scrivergli una mail in cui definiva l’invenzione “cool”. Nell’articolo dedicato alla vicenda da un quotidiano torinese ad alta tiratura, tale aggettivo è stato tradotto con “gagliardo”!
A volte, invece, viene da piangere. Quali docenti di storia avrà avuto la neo “Miss Italia” per dire che le sarebbe piaciuto vivere durante la Seconda guerra mondiale e quali libri non avrà letto? Data l’età, probabilmente, da studentessa ha subito le varie “riforme” che si sono susseguite a ritmo forsennato e quindi, visto che alle argomentazioni si preferiscono gli slogan, auguro buon anno scolastico a tutti in questo modo: “Riformare fa male, digli di smettere!” e consiglio di leggere e far leggere, a proposito di tale periodo storico, Per ogni pidocchio, cinque bastonate, scritto da Gianfranco Maris, figura di spicco della Resistenza, morto lo scorso 14 agosto.