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Puntuali come le metafore sul caldo arrivano le sempiterne polemiche sulle scuole italiane chiuse d’estate con le solite omissioni e riflessioni da parte di chi a scuola non mette piede per una giornata intera da quando la frequentava da studente.

Le omissioni riguardano il fatto che le aule non sono climatizzate, non ci sono ventilatori e in alcune neppure le tende, perché quelle ignifughe costano troppo. Per quanto riguarda le scuole superiori, ci sono i corsi di recupero e molti docenti sono impegnati negli Esami di Stato. Finiti i quali, su base volontaria, dovrebbero dedicarsi ad attività didattiche in aula o in laboratorio patendo il caldo e con la luce estiva negli occhi e sullo schermo della LIM e/o dedicarsi a uscite sul territorio. Peccato che l’articolo 2048 non vada in vacanza e quindi i malcapitati rischiano sempre di essere processati per culpa in vigilando se i pargoli mettono un piede in fallo e cadono. Quindi, more solito, dovrebbero redigere un progetto, compilare infinite scartoffie e essere pagati magari a novembre, dato che le segreterie scolastiche sono perennemente sotto-organico con pochi e stravaganti addetti che scelgono di andare in ferie nei mesi estivi! Per cui, dopo aver anticipato spese di trasporto da casa a scuola e ritorno, pasti fuori casa, caregiver per minori e anziani a loro carico e, come tutti i mesi, aver pagato bollette, affitto o mutui, alla fine di luglio e di agosto, tali insegnanti non si troverebbero in tasca un euro in più, ma molti in meno. Più che volontari, servono masochisti discalculici con parenti o amici avvocati disposti a lavorare probono se capitasse un incidente.

 

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